fonte : beppegrillo.it
Ecco perché dobbiamo batterci affinché invece l’acqua, che è il problema numero uno, tant’è che il gruppo intergovernativo sul cambio climatico che ha fatto tutti questi rapporti dice che la principale conseguenza del cambiamento climatico concernerà l’acqua. E' l’acqua che sarà il settore della vita più toccato dai cambiamenti climatici, ossia dallo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai, che alimentano tutti i grandi bacini idrografici del mondo. E’ l’acqua che sarà il campo di più grande devastazione e problema, gli studi del GEC (Global Environment Centre Foundation) o dell’IPCC confermano che nel 2050 il 60% della popolazione rischia di vivere in regioni a forte penuria d’acqua e, se c’è forte penuria d’acqua, significa che non hanno accesso alla vita. Quindi le conseguenze del cambiamento climatico importanti sono sull’accesso alla vita per mancanza d’acqua e Copenhagen, il nuovo trattato, non ha l’acqua all’agenda dei problemi e quindi bisogna batterci affinché l’acqua faccia parte integrante dell’agenda di Copenaghen e non si sa se ce la faremo: probabilmente le tendenze attuali ci dicono che non ce la faremo, ecco il problema, non è vero che i cittadini devono accettare come inevitabile l’impossibilità di pensare all’interesse e al futuro dell’umanità e del diritto alla vita, che è un diritto umano, che è un diritto sacro, perché la vita è sacra.
Quindi abbiamo sei mesi, perché la Conferenza di Copenhagen sarà dal 7 al 18 dicembre e credo che bisogni che tutti i movimenti per i diritti dell’uomo, per i diritti umani, i movimenti che si occupano di cittadinanza, dell’acqua, debbano impegnarsi in tutti i fronti: le religioni, stiamo tentando ora di far sì che ci sia un incontro importante dei rappresentanti delle religioni per fare un appello a Copenaghen, affinché la sacralità della vita sia rispettata e che Copenaghen si occupi veramente dei bisogni del mondo. Gli accademici, i ricercatori, perché i ricercatori, perché gli universitari non fanno delle grandi manifestazioni affinché, scientificamente parlando, nell’agenda di Copenhagen i veri problemi del futuro del pianeta siano presi in conto? Che si sia vecchi, giovani, universitari, uomini semplici della strada, pensionato, una donna, un buddista, un cristiano, credo che abbiamo un’agenda terribile da occupare nei prossimi mesi e essere presenti a Copenhagen sul posto.
domenica 21 giugno 2009
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